idle no more

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Dopo le proteste dello scorso dicembre in Canada, lunedì 28 gennaio in tutto il Mondo si sono mobilitate migliaia di persone sotto lo slogan del movimento “Idle No More” (Non Resteremo a Guardare) nato nel novembre 2012 da quattro donne della provincia di Saskatchewan per protestare contro gli effetti delle politiche canadesi. Con il cosiddetto Bill C-45, il Governo Harper, ha di fatto tolto ai Nativi Canadesi la propria autonomia sancita dai trattati dell’Indian Act. Con questa legge il Canada indebolisce seriamente molte norme a tutela delle risorse naturali dei territori indigeni, con “un impatto pericoloso per l’ambiente e la società di tutti i nativi” e non solo.

Di fatto il Bill C-45, nota anche come “Legge per la crescita e l’occupazione 2012”, non solo va a modificare l’Indian Act senza consultare Inuit, Métis e le First Nations (oltre 600 popoli nativi del Canada), ma introduce emendamenti a più di sessanta leggi in vigore da decenni. Per Nativiamericani.it “Se oggi, tutti i fiumi del Canada sono protetti dall’obbligo di un precedente studio ambientale prima di un loro possibile sfruttamento, con la nuova legge si estende il futuro obbligo di navigazione al 99% di laghi e fiumi del Paese mettendo in seria difficoltà i popoli che vivono di caccia e pesca”, preoccupati che le loro risorse alimentari siano ben presto irrimediabilmente sacrificati nel nome di uno sviluppo tutt’altro che sostenibile. Analogamente un altro emendamento “mira a semplificare il processo di vendita o locazione delle terre indiane al settore privato, legalizzando un saccheggio in nome dell’adattamento al ritmo della vita moderna”.

In questo modo ha spiegato l’associazione ambientalista Salva Foreste “le compagnie petrolifere potranno facilmente sfruttare le sabbie bituminose situate nei territori delle First Nations” o come sta succedendo a nord di Kenora, in Ontario, le compagnie del legno, dall'industria mineraria e dalle dighe potranno espropriare con facilità 2.500 miglia quadrate di foreste, laghi e fiumi. “Per migliaia di anni gli indiani di Grassy Narrows hanno basato la loro vita sulle risorse naturali, preservandole integralmente, ma ora i tradizionali proprietari della foresta vengono cacciati via dai loro territori, i loro fiumi sono avvelenati dal mercurio, la loro forma di vita sradicata”. I Narrows aderendo in questi giorni a “Idle No More” hanno proseguito la loro decennale protesta bloccando pacificamente il sito forestale di Lake Road. “Quando la foresta viene distrutta la nostra gente soffre. Ci appelliamo alla popolazione dell’Ontario affinché si unisca a noi nella protezione della foresta - ha spiegato Judy Blockader Da Silva portavoce dei Narrows - tutti hanno bisogno dalla foresta per avere aria pulita, acqua potabile e un clima stabile”.

Ma in un articolo assai citato, The natives are restless. Wonder why?(I nativi non ci stanno. Chissà perché?) Chelsea Vowel, blogger del popolo Métis, ha indicato come il movimento vada oltre la contestazione del Bill C-45. “Oggi, in varie città e comunità del Paese, le popolazioni indigene si stanno radunando per far sentire la loro voce contro una serie di norme portate avanti in tutta fretta. Norme che minacciano di avere gravi implicazioni per i diritti dei nativi. Ma i problemi da affrontare non sono solo questi. Alla radice di tutto c’è il perdurante, malsano rapporto colonialista che il Governo canadese intrattiene con le popolazioni indigene, che si enuclea in tantissime problematiche, dall’ambiente alla sanità, alle carceri, al divario salariale, ai suicidi, all’istruzione, alla drammatica realtà della violenza sulle donne, e così via”.

Così, dopo che il 4 dicembre un gruppo di capi dell’Assemblea delle First Nations(la principale organizzazione indigena del Canada) sono stati bloccati davanti agli edifici del Parlamento, dove volevano recarsi per manifestare ai deputati la propria contrarietà al progetto di legge, la protesta non si è più fermata. Vista la scarsa attenzione dei media mainstream, Idle No More ha sfruttato i social media per informare sul vasto calendario di mobilitazioni, tanto che l'hashtag idlenomore in queste settimane è trending nell'area canadese di Twitter e la pagina Facebook del movimento è prossima agli 88.000 fan. Alcuni esagerando hanno addirittura battezzato il movimento “Inverno Nativo” parafrasando l’onda rivoluzionaria della “Primavera Araba” che ha scosso il Medio Oriente dal 2011. Tuttavia è indubbio che in poche settimane il movimento Idle no more ha raggiunto le dimensioni di una protesta di massa con raduni che hanno interessato Toronto, Ottawa, Edmonton, Winnipeg, Calgary e tutte le città principali del Canada.

Con il moltiplicarsi di manifestazioni, il blocco di strade, ponti, linee ferroviarie e lo sciopero della fame di Theresa Spence, capo della First Nation di Attawapiskat, nell’Ontario settentrionale, che ha lasciato il suo letto d’ospedale solo giovedì scorso, la situazione ha registrato una svolta. L’iniziativa della Spence accanto alle mobilitazioni della società civile, infatti, hanno portato il Governo canadese a sottoscrivere una dichiarazione che impegna il primo ministro Stephen Harper “a risolvere nei prossimi cinque anni i problemi di alloggio ed istruzione delle First Nations, a riunire assieme i capi indigeni, il primo ministro del Canada ed il rappresentante della regina, per concordare la totale applicazione dei diritti degli aborigeni”. “La popolazione indigena è vissuta fino ad oggi ben al di sotto della soglia di povertà in un paese che è considerato uno dei più ricchi al mondo. Non siamo più Idle (pigri) e le priorità sono state ben stabilite durante queste settimane. Non torneremo indietro, le nostre voci devono essere ascoltate e ora chiedo l’impegno di tutti per portare avanti la nostra agenda” ha concluso la Spence.

Se come ha raccontato la scrittrice nativa Lisa Charleyboy su Survival International gli obiettivi della Idle No More sono stati fin da dicembre “ricostruire la sovranità indigena e proteggere l’ambiente perché tutti i canadesi possano goderne per generazioni”, ora occorre passare dalle parole ai fatti. Per Aaron Paquette, anche lui di origine Métis, l’attuale legislazione neoliberale interessa, infatti, tutti i canadesi, non solo i nativi: “Questo Governo sta tentando di svendere sistematicamente le nostre risorse e di mettere ancora più risorse a disposizione del mercato. Tutto questo va oltre le proteste infuriate dei nativi, qui si tratta di prendere consapevolezza del mondo in cui si vive”. Un tema globale, che ci riguarda tutti, ma per il momento in Canada sono soprattutto i nativi a tentare di salvarci dalla hybris dell’uomo bianco.

Alessandro Graziadei

 

Fonte: Native News Network / 28-1-13
Capo Attawapiskat Theresa Spence ha lasciato il suo letto d’ospedale giovedì scorso per firmare la dichiarazione del trattato dei diritti in 13 punti, concludendo il suo sciopero della fame di 44 giorni. La dichiarazione impegna i sottoscrittori a risolvere nei prossimi cinque anni i problemi di alloggio ed istruzione delle Prime Nazioni, a riunire assieme i capi indigeni, il primo ministro del Canada ed il rappresentante della regina, per la totale applicazione dei diritti dei trattati e degli aborigeni. I leader dell’opposizione hanno appoggiato la dichiarazione giovedì, ma il governo federale non si è sbottonato troppo. "Il Primo Ministro lavorerà con il Capo nazionale Shawn Atleo nelle prossime settimane per dare seguito alla riunione tenuta l’11 gennaio", ha dichiarato un portavoce di Stephen Harper via email. "Continueremo a lavorare con quelle Prime Nazioni che vogliono collaborare con noi alla creazione di impieghi, alla crescita economica e alla prosperità a lungo termine." In una dichiarazione via email, il ministro degli affari aborigeni e dello sviluppo del Nord John Duncan ha detto che l’incontro dell’11 gennaio ha prodotto "impegni concreti" e che il governo "continuerà a collaborare con quei capi aborigeni che sceglieranno di lavorare con il Governo del Canada per migliorare le condizioni di vita e creare impieghi nelle loro comunità."
Theresa è stata accolta da una folla con canti e tamburi nell’albergo in cui è alloggiata dopo la sua uscita dall’ospedale, dove aveva passato la notte in osservazione. Ha ringraziato parenti, amici e supporter del loro sostegno durante le sei fredde settimane passate nel tepee sull’isola Victoria, vicino alla collina parlamentare ed ha detto che si ritirerà dalla battaglia politica lasciando continuare gli altri capi. "Andate, capi, tocca ora a voi ed io farò ogni tanto parte degli spettatori, così da tenervi d’occhio", ha dichiarato dicendo che c’è bisogno d’unità fra i capi indigeni. (Traduz. a cura di Benedetta)
Chief Spence aveva iniziato il suo digiuno il giorno 11 Dicembre 2012. Una volta in ospedale sono stati fatti accertamenti dove, secondo una fonte anonima, le è stata riscontrata una forma di disidratazione.
La Dichiarazione d’Impegno è stata firmata dai Capi dei Trattati, dall’Assemblea delle First Nations, dalla Associazione Donne native del Canada, dal Nuovo Partito Democratico e dal Partito liberale del Canada. "Concludiamo il nostro sciopero della fame con gli impegni sottoscritti dai leader eletti delle First Nations e dai partiti dell’opposizione per portare avanti con urgenza il nostro piano d’azione per garantire che i nostri Diritti nei Trattati vengano riconosciuti, onorati e pienamente attuati. Inoltre, chiediamo ancora un incontro immediato con la Corona, i governi Federali e Provinciali al fine di rinnovare e ripristinare questo rapporto volatile. La Popolazione Indigena è vissuta ben al di sotto della soglia di povertà in un paese che è considerato uno dei più ricchi al mondo. Non siamo più "Idle" (pigri) e le priorità sono state ben stabilite durante queste sei settimane. Non torneremo indietro, le nostre voci devono essere ascoltate e ora chiedo il vostro impegno per portare avanti la nostra agenda" ha dichiarato Chief Spence in un nuovo comunicato stampa emesso martedì, in cui ha inoltre dichiarato:
"Desidero personalmente ringraziare e riconoscere tutti i nostri sostenitori per le loro preghiere, incoraggiamenti in queste sei settimane e il supporto vero e proprio durante lo sciopero della fame. Sia Raymond che io abbiamo avuto una profonda esperienza spirituale che ha acceso un fuoco che ci consentirà di attuare la nostra visione in cui le First Nations abbiano ottenuto l’eguaglianza e possano forgiare il loro destino"

Questo è quello che lei firmerà:

- Un incontro immediato fra la Corona d’Inghilterra, i governi federali e provinciali e tutte le First Nations per discutere dei Trattati e tutto quello che è inerente agli stessi.
- Piani di lavoro chiari e con scadenze precise, e la richiesta che la crisi degli alloggi nelle comunità delle First Nations sia da considerare risolvibile in breve tempo.
- Strutture e mandati per l’attuazione e il miglioramento dei trattati su una base da nazione a nazione
- Riformare e modificare la politica della rivendicazione delle terre
- Un impegno per la condivisione delle entrate dalle risorse, che richieda la partecipazione delle provincie e dei territori
- Un impegno verso un controllo ambientale sostenibile sulle terre delle First Nations
- Una revisione delle leggi C-38 e C-45 per garantire una coerenza con requisiti costituzionali alle consultazioni con i popoli aborigeni
- Assicurarsi che tutta la legislatura federale abbia il consenso delle First Nations se inerenti ai diritti dei Trattati
- La rimozione dei blocchi di finanziamento e l’indicizzazione dei pagamenti effettuati dalle First Nations
- Un’indagine sulla violenza contro le donne indigene
- Equità nei capitali stanziati per le scuole delle First Nations e con finanziamento aggiuntivo per incrementare i corsi di lingue First Nations
- Un apposito comitato di consiglio e segreteria all’interno dell’Assessorato Privato responsabile per le relazioni fra la Corona e le First Nations
- Piena attuazione della dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. (Traduz. a cura di Sonia).

Fonte: Native News Network
Proseguono comunque le mobilitazioni, oggi, è in calendario l’ Idle No More Global Day.
Idle No More Global Day, 28 Gennaio 2013
Clicca qui per l’elenco di tutte le manifestazioni previste nelle varie città in Canada e USA. Continua inoltre la nostra raccolta di firme per la petizione in supporto a Idle No More, aggiornata alla situazione. E’ importante mantenere viva l’attenzione almeno fino all’effettiva firma dei 13 punti. Vi ringraziamo per averla firmata, ed invitiamo a diffonderla tra i vostri amici e conoscenti. Abbiamo dato tutti insieme il nostro contributo e sostegno ai Nativi delle First Nations, continuiamo così, grazie a tutti voi!

Approfondimento: http://idlenomore.ca/index.php/item/134-idle-no-more-events
Leggi anche: Idle no More, "Non più passivi", la forte e giusta protesta delle First Nations!
11/01/2013: Global Day of Action "Idle No More"!

 

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