kepa junkera

paesi baschi

kepa junkera paesi baschi

Kepa Junkera esemplifica, attualizzandolo, il carattere viaggiatore e avventuroso del popolo basco. Come i vecchi pescatori, conquistadores e missionari, l’artista biscaglino ha spiegato al vento la vela della sua “triki” (organetto diatonico) per viaggiare nei cinque continenti fino a diventare il musicista più internazionale dei Paesi baschi. Cresce nella tradizione della musica basca, tra i balli popolari delle sagre e le fisarmoniche e i tamburelli con cui entra in confidenza nei gruppi di ballo del quartiere. Il suo “barrio”, Rekalde, cui renderà omaggio nel suo primo disco, un lavoro collettivo pubblicato nel 1987 di cui fa parte Mugarik gabe, uno strumentale lungimirante che si potrebbe tradurre con “senza frontiere”.
La triki di Junkera, il “soffietto dell’inferno” lo chiamavano i moralisti dei tempi andati, che lo bollavano come strumento degradante della morale pubblica, eccitatore delle passioni che nascono dalla carne (“Il soffietto dell’inferno incita le nostre giovinette a cadere nelle braccia dell’uomo”), continua a fare aria muovendo corpi ed emozioni. La sua opera, in basco ma aperta al mondo, gonfia di ritmiche e aromi di molteplici culture, definitivamente cosmopolita e universale è dunque orgogliosamente basca.

 

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