Originariamente, gli Apache non rappresentavano un unico popolo omogeneo, ma un insieme di tribù imparentate linguisticamente e provenienti dalla stessa area, per poi emigrare nel sedicesimo secolo nelle terre che attualmente comprendono l’Arizona, il Nuovo Mexico, e alcune aree settentrionali del Messico. Il nome Apache deriva dalla parola Zuni apachu, che significa “nemico”, mentre il nome tradizionale con il quale si autodefiniscono è invece n’de o dineh, che vuol dire “uomini” o il “popolo”. A caratterizzare il sistema socioeconomico e culturale di queste popolazioni era, originariamente, un modo di vita e di sussistenza nomadico o seminomadico, basato sulla caccia e sulla raccolta di piante selvatiche, secondo una strategia di continuo adattamento all’ambiente. Popolo nomade, cacciatori di bisonti, raccoglitori dei frutti del cactus e di altre piante selvatiche, gli Apache avevano un'agricoltura poco sviluppata, ma con il passare del tempo iniziarono a piantare granturco e meloni. Il nucleo generativo ell’universo di pensiero e della cultura materiale e simbolica Apache risiede nel nesso intimo e profondo che le lega al mondo naturale e ai suoi elementi: tra uomini e natura esiste una sorta di relazione mistica e magica, che è anche alla base della spiritualità e della religiosità Apache. Personaggi, storie e miti sono molto spesso incentrati su elementi del mondo naturale, alcuni dei quali sono considerati delle autentiche divinità, mentre in alcuni animali vengono individuati le incarnazioni sensibili di spiriti sacri. Nel contesto socioculturale Apache, le pratiche musicali e coreutiche svolgono un ruolo vitale nelle dinamiche di produzione e riproduzione della propria specificità culturale, ed assolvono una molteplicità di funzioni, sacre come profane.
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Esibizione degli Apache del 2014